Nord
Nord
(Norvegia 2009, 78 min., drammatico)
Il Grande Bianco, una motoslitta, le sigarette e l’alcol. Sono questi gli amici/nemici di Jomar Henriksen (Anders Baasmo Christiansen), ragazzo in piena depressione e senza nessuno obiettivo nella vita. Dopo una caduta con gli sci e il conseguente ritiro dalle competizione, Jomar si perde e vede il vuoto davanti a sé: trascura la moglie che lo lascia, si abbandona all’alcol e al fumo, gestisce in malo modo una baita adibita alla vendita di sci e skipass.
Un giorno, un suo vecchio amico gli annuncia che ha un figlio nel profondo Nord. E’ l’opportunità per Jomar di cambiare vita: decide di partire verso suo figlio con una motoslitta, l’alcol e le sigarette.
Il cineasta Rune Denstad Langlo firma un film dal sapore mitico. L’elogio del perdente Jomar inizia laddove ha perso già tutto (la sua caduta con gli sci non viene mostrata); gli restano due possibilità: il baratro o la risalita. Scontata sembrerebbe la seconda scelta, ma qui Langlo sceglie una terza strada che comporti sia l’abisso che la rinascita. In che modo? Facendo tentennare Jomar nelle sue scelte: il ragazzo impiegherà parecchio a smuoversi, preferendo stare a mollo nell’alcol e solo un incidente (l’incendio della baita) lo cambierà. Non quindi una vera scelta o un atto di responsabilità, ma il mero caso. Sarà la strada a far sì che questo caso, si trasformerà in responsabilità.
Pagina a parte spetta ai vari personaggi che Jomar incontra lungo il suo viaggio: uno più assurdo dell’altro (mitico l’anziano eremita legato alla sua motoslitta). Così irreali, così soli, così “lontani” che a Jomar fanno tenerezza; è come se si rendesse conto dell’esistenza di persone appartenenti a un mondo più in là della punta del proprio naso.
Incredibile la fotografia, aiutata dal magnifico paesaggio del grande Nord.
Mattia Giannone