Afterlife (Spike Jonze, Arcade Fire, Greta Gerwig)

SPIKE JONZE: AFTERLIFE (ARCADE FIRE feat GRETA GERWIG)

 

Com’è noto, I Cineuforici seguono da vicino anche il mondo della video arte. Se solitamente è il mio collega Stefano che si occupa di questa sessione, per le sue note conoscenze in campo musicale, questa volta mi permetto di prendere la parola e proporre un videoclip alquanto interessante. Si tratta di Afterlife degli Arcade Fire. Sul piano musicale non metto certamente il becco (posso solo dire che apprezzo la musica del gruppo canadese, niente più), ma su quello estetico e visivo posso dire la mia.

Mi riallaccio a quanto espresso dai Cahiers du Cinéma nel numero 695 (articolo scritto da Joachim Lepastier), che hanno giudicato il videoclip girato in live da Spike Jonze al YouTube Music Awards il migliore del 2013. Spike Jonze più Arcade Fire è già un punto di forza, ma diventa una certezza quando si scopre che la protagonista non è altro che Greta Gerwig. È possibile, in un videoclip, avere una triade di nomi così importanti? Ebbene sì.

“Si tratta di una rara alchimia fra lo slancio della musica, captazione

dell’istante, fluidità dell’immagine e genio dell’attrice. Cinque minuti che cominciano in maniera delicata per finire in una veritabile burrasca d’energia e di lirismo” (T.d.a.).

Queste poche righe riassumono perfettamente l’essenza del videoclip. Il tutto è, per l’appunto, riconducibile al crescendo e come questo si riannoda agli elementi citati.

Slancio della musica

La canzone degli Arcade Fire è emblematica già dal titolo. Dopo la morte c’è qualcosa d’altro, che non per forza deve finire come un film “alla Sundance”. Se si presta attenzione, infatti, l’inizio del clip corrisponde a un cliché da film indipendente americano: un uomo bacia il personaggio interpretato da Greta eclissandosi rapidamente. Lasciata sola a se stessa nel baratro indie, accompagnata dalle parole “Afterlife, oh my God, what an awful word”, è pronta alla rinascita. La musica aumenta d’intensità, man mano che i secondi scorrono, per arrivare all’apogeo finale.

Captazione dell’istante e fluidità dell’immagine

Joachim Lepestair nota un’altra componente interessante:

“Tutti hanno notato la prodezza tecnica delle riprese in una sola volta, che si avvicina a un dispositivo proprio dei lives televisivi di un tempo, quando tutti i meccanismi (grandi scenografie, riprese con più macchine da presa, raccordi di movimenti effettuati in regia) non erano al servizio di un semplice mitragliamento di piani, ma a delle vere innovazioni scenografiche e alla magia del piano-sequenza. La maggior parte degli spettatori, però, non ha scoperto queste immagini in diretta, e scoprirle “in lieve differita” aggiunge un qualcosa in più ai molteplici effetti sorpresa” (T.d.a.).

Quello che risulta intrigante è la visione dello spettatore. Anzi, sarebbe meglio dire “degli spettatori”. Ci sono, infatti, due tipi di spettatore: quello presente al YouTube Music Awards che ha visto lo show in diretta, senza rendersi forse conto della sua portata, e quello che in differita ha guardato il video di Jonze. Se c’è un numero di persone che ha visto entrambi, ce n’è un altro che ha potuto vedere solo il clip (parrebbe strano ma plausibile, il caso di uno spettatore dello show che non avesse successivamente visto il lavoro del regista). Questo spettatore vede un normale videoclip e lo show allo stesso tempo, nonché un altro pubblico ignaro del proprio futuro e della macchinazione jonziana in grado di cogliere l’istante dell’emozione.

Genio dell’attrice

L’impressione data da Greta Gerwig in questo clip è di naturale emozione. La sincerità del suo volto nel finale è pari all’interpretazione iniziale “alla film indie”: classe sopraffina. La sua metamorfosi attoriale viaggia parallela all’intensità crescente del brano musicale e della scenografia. Il passaggio dal film intimista dei primi secondi alla massima espressione dello show televisivo degli ultimi, non lo si vede, per l’appunto, solo nella musica o nel décor, ma anche e soprattutto nella gestualità e nell’espressione di Greta Gerwig.

“Suscita […] emozione guardare Greta Gerwig lasciarsi andare sotto i riflettori, mentre man mano sorpresa e tristezza affiorano sul suo volto. Questo Afterlife è un’al di là della performance, è la fiamma della pura felicità della recitazione. Sono le gioie della diretta trasmutate in sentimento di vita. È la rincorsa della felicità espressa in danza e in musica” (T.d.a.).

Buona visione…

Mattia Giannone