Mostra del Cinema di Venezia: 31 Agosto
CONCORSO – Benoit Jacquot: 3 Coeurs
Intimoriti dal titolo, dagli attori e dal trailer, è con sospetto che ci siamo recati a vedere il melodramma 3 Coeurs. Mai giudicare prima di vedere: si è trattato di un’ottima sorpresa. Tre cuori di cui uno cagionevole: quello del protagonista. Marc angosciato, tormentato, stravolto. Il suo volto, le sue unghie mangiucchiate e le rughe sulla fronte esprimono la sua agitazione. Nulla è detto e la profondità di questo dramma risiede proprio nell’incomunicabilità dei sentimenti. Le sequenze più tormentate sono riprese al buio, così come i preliminari di un amplesso in una casetta del giardino. Tutti sanno e colgono le ansie di Marc, ma nessuno dice o esprime qualsivoglia emozione. I volti dicono più delle parole. La musica è da thriller, di quelli psicologici però, a sottolineare la difficoltà di una mente in declino.
Mattia
ORIZZONTI – Veronika Franz: Ich Seh Ich Seh
E’ la compagna di Ulrich Seidl a dirigere questo horror arty austriaco, e si vede. Una casa in campagna, due bambini giocano mentre la madre è assente per un intervento di chirurgia plastica. Al suo ritorno, mamma sembra cambiata, al punto che i bambini non la riconoscono più: è davvero lei? Dopo un inizio strepitoso, con un incipit tratto da una simil-pubblicità natalizia austriaca (la canzone della buonanotte determinante nel corso della vicenda), e una prima parte tutta giocata su ombre, rumori e suggestioni, il film rivela la sua natura di horror convenzionale: non sono risparmiati scarafaggi, gatti morti, torture e soprattutto violenze psicologiche in squisito stile Seidl. L’impronta è horror anche a livello strutturale e scenico, con clichè di genere a profusione (il perturbante nel familiare, l’impossibilità di fuga, l’attesa del momento che fa saltare sulla sedia ecc.) e non manca neppure il finale-che-non-ti-aspetti che dal Sesto Senso in poi ha creato innumerevoli imitatori: finale che avrà anche il pregio di caricare coinvolgimento in un momento in cui si raggiunge un limite insopportabile di stereotipi visivi, ma che provoca un terremoto di coerenza tale da far rivedere e rivalutare tutta la narrazione fino a quel momento. Interessante il tema del doppio (doppia madre – doppio gemello) e del ribaltamento vittima-carnefice.
Stefano
GIORNATE DEGLI AUTORI – Larry Clark: The Smell of Us
Premessa: non si è visto Kids. A quanto pare non si può apprezzare appieno The Smell Of Us, senza aver fruito del precedente lavoro. Recupereremo. Fatto sta che la pellicola presentata alle Giornate degli Autori non ha convinto del tutto. A parte qualche scena interessante (una su tutte: l’inizio con i salti degli skaters a evitare un clochard), il film è un susseguirsi d’immagini di giovani a Parigi che passano le loro giornate a vendersi o a drogarsi. Se il tutto è rivolto positivamente a mostrare una situazione giovanile difficile, creando un ritmo e un montaggio punk, non si spiega la povertà del contenuto giovanilistico. Dall’inizio alla fine si verte intorno alle stesse problematiche senza una possibile via d’uscita. Questo andrebbe anche bene; il problema è che di giovani in difficoltà è già stato detto.
Mattia
ORIZZONTI – Ami Canaan Mann: Jackie & Ryan
A differenza di Sofia Coppola, che sembra dedicare ogni sforzo a distanziarsi dallo stile del padre per confermare affannosamente uno stile tutto suo, Ami Canaan Mann si esprime con uno stile registico che in tutto e per tutto ricorda quello di Michael. Mentre il precedente Texas Killing Field, che sembrava derivativo anche a livello contenutistico da temi e personaggi ricorrenti nella carriera del padre, questo Jackie & Ryan sembra molto più intimo e personale, un film pienamente suo. Jackie & Ryan è un film ben realizzato, ma non come un bel compitino: la passione per quello che c’è nello schermo è palpabile, reale. E’ un film senza grandi ambizioni ma puro, corretto, onesto. E, parlando di un musicista vagabondo diviso tra una vita sedentaria con la donna che ama e l’avventura, ha anche (non avevamo dubbi) una colonna sonora splendida.
Stefano