I video del sabato: Isaiah Seret, Cults, Canada, Battles…
Montaggio e suggestione. Questa settimana sembra un po’ arrampicato sui vetri l’accostamento di questi due splendidi video, sì entrambi molto recenti (2011) però completamente diversi tra loro, nelle intenzioni e nei risultati; ma se “il cinema è l’arte del montaggio” (MichaelOndaatje) allora ci troviamo di fronte a due piccole opere d’arte il cui fascino deriva innanzitutto dall’accostamento delle immagini più ancora che dalla loro (seppur notevole) bellezza. Nel primo caso viene utilizzato materiale ritrovato per suscitare il massimo coinvolgimento (la narrazione qui è tutto). Nel secondo caso domina l’impatto visivo (anche di un singolo fotogramma), e sono la sovrapposizione, la geometria, i riflessi ad emozionare (ciò comporta che la narrazione, in questo caso, sia inesistente).
Isaiah Seret: Cults – Go Outside (2011)
Sapete cos’è stato il massacro di Jonestown? Un predicatore, Jim Jones (proprio quello che si vede nel video), costituì una comunità religiosa nell’america del Sud che si trasformò presto in una prigione isolata dal mondo esterno. Nel 1978 un deputato degli Stati Uniti (si vede alla fine della clip) che si era recato in visita nella comunità per verificare le condizioni degli abitanti fu assassinato con la sua scorta dagli uomini di Jones prima che potesse partire (il telegiornale all’inizio). Jones capì che era la fine e convinse tutto il suo popolo, oltre novecento persone, ad uccidersi: il più grande suicidio collettivo della storia.
Un videoclip può essere anche realizzato manipolando materiale d’archivio. In questo caso, il regista inserisce i cantanti della band all’interno dei filmati, come se fossero davvero presenti in quelli originali (ricordate Tom Hanks che parla con vari presidenti in filmati d’epoca in Forrest Gump? Una cosa del genere). Non si può rimanere impassibili a 0:50, roba da pelle d’oca. Notare come il coro del brano si inserisca perfettamente nel contesto religioso. L’effetto è agghiacciante: vediamo un gruppo di fedeli immersi nella natura e felici di appartenere alla congregazione. Eppure noi sappiamo che fine faranno gli uomini, le donne e i bambini ripresi in questo video.
Capolavoro di montaggio di filmati d’epoca che vengono ri-elaborrati e ri-contestualizzati (una riflessione sul controllo autoritario che può scaturire all’interno di una comunità religiosa) unitamente alla musica.
Canada: Battles – Ice Cream (2011)
Il collettivo Canada è un gruppo di registi di Barcellona che si è distinto negli ultimi anni per la varietà di stili e forme cinematografiche insiti nei loro videoclip. Per le loro influenze surrealiste, si potrebbero azzardare degni eredi del loro connazionale Luis Bunuel, se non fosse che nella loro opera non c’è riflessione alcuna, ma solo puro godimento che viene servito, gratuitamente, agli occhi dello spettatore. Senza contare fotografia e colori (e l’ ‘”esperienza sensoriale” più in generale , specie tatto e gusto), basti pensare al modo in cui, ad esempio, la ballerina interagisce con sè stessa “sovrapposta”: un’idea semplice ma dai risultati sorprendenti; negare una qualsiasi forma di narrazione comporta quindi una maggiore compenetrazione tra immagine e musica.
Bisogna anche aggiungere che i Battles sono una band composta da veri “tecnici” del suono, professionisti assoluti che giocano molto sul mix di stili (ritmi di danze, improvvisazioni jazz ed editing digitali) e sul forte dinamismo. E con questo dinamismo il videoclip va a nozze.
Stefano Uboldi