Aleksandr Sokurov: Francofonia
ALEKSANDR SOKUROV
Francofonia
(Francia/Germania 2015, col., drammatico/storico)
Non si sa da dove iniziare l’elogio di Aleksandr Sokurov. Abbiamo detto, a Venezia, che il valore cinematografico e intellettuale di Francofonia è incalcolabile, e lo ribadiamo ora che, per qualche miracolo della distribuzione, è uscito nelle sale italiane. Ci si sentiva piccoli di fronte al Faust, pellicola che è stata, per questa nostra dis-avventura nella critica cinematografica, visione assoluta e seminale (quanto peso hanno adesso le parole di Aronofsky, che abbiamo riportato a inizio recensione dopo il Leone a Venezia nel 2011?), e ci si sente ancora più piccoli di fronte a un film che è forse la metà del Faust per durata e grandiosità, ma che è, se possibile, doppiamente ricco e articolato, un ulteriore esempio di “film-cervello” con il quale è ancora possibile abbeverare la propria curiosità, culturale e cinematografica.
Dopo la monolitica tetralogia del potere, Sokurov accetta di realizzare un film su commissione del Louvre. Paradossalmente, il risultato è un’opera assolutamente libera. Non esiste una trama, nè tantomeno uno sviluppo lineare degli eventi. I punti focali sui quali Sokurov si aggrappa sono due: l’attraversamento dell’Atlantico di una nave cargo piena di opere d’arte, che il regista stesso segue in diretta durante una tempesta; e una ricostruzione libera dell’occupazione del Louvre da parte delle forze naziste nel 1940, che si sofferma sul rapporto instauratosi tra il direttore del museo Jacques Jaujard e il conte Metternich delle forze d’occupazione tedesche. E allora, un pò di storia: nei giorni precedenti l’occupazione Jaujard rimosse una grossa parte delle opere d’arte dal museo per nasconderle in tutta fretta in vari castelli della Francia. Quando Metternich (aristocratico tedesco non filonazista e amante dell’arte) arrivò, fu quasi sollevato dal fatto di trovare il museo semivuoto: fu l’inizio di una collaborazione che evitò la depredazione brutale d’opere d’arte (sistematicamente praticata altrove nell’Europa occupata) della macchina da guerra nazista.
Ma quindi cosa vuol dirci Sokurov? Si tratta di una lezione di storia? Di una celebrazione del Louvre? E’ un film per amanti della storia dell’arte? E’ quindi un film elitario, snob? Si, è tutto questo. E’ una lezione di storia, una celebrazione del Louvre, destinata ad un pubblico colto, preparato: ancora un’opera difficile, come il Faust. Sokurov è, d’altronde, uno dei pochi registi per cui l’aggettivo “intellettuale” è fuori discussione.
Se si provasse però a vedere il film come un atto di fede per l’arte e il cinema, il discorso cambia completamente. Proviamo quindi ad abbandonarci alle macchinazioni cerebrali del regista, che snocciola pensieri sull’Europa, sulla Storia e sull’Arte. Ma soprattutto, proviamo ad abbandonarci alle sovrapposizioni d’immagini, alle illusioni ottiche, alle personificazioni (la Francia della Libertà, Uguaglianza, Fraternità che vaga come un fantasma con Napoleone), alla fotografia calda e onirica del solito Bruno Delbonnel che ci riporta nel passato. Sokurov non ci fa entrare dalla porta principale del Louvre, come farebbe un regista alle prese con un’opera commissionata; Sokurov ci fa entrare da accessi che non avevamo idea esistessero, ripercorre storie dimenticate, riesamina i progetti di costruzione e immagina possibilità alternative. Francofonia è un viaggio nel tempo politico. Cioè, usa il Passato per raccontare il presente, in una soluzione di continuità permissibile attraverso un montaggio che abbonda di dissolvenze incrociate.
Dunque, il viaggio nel tempo per Sokurov non può che essere politico: per Napoleone l’Arte è un espressione di potere sublime, e il narciso ci si riflette nei dipinti lui dedicati (“C’Est Moi”); la stessa vicenda dell’occupazione nazista, ricorda l’interdipendenza tra arte e potere; il secondo è nulla senza il primo, lo sa Jaujard e lo sa Metternich. L’Arca Russa era l’Hermitage, il Louvre è l’Arca d’Europa sballottata dalle onde.
Per il regista l’arte del Louvre rimane uno dei migliori lasciti dell’umanità; il Louvre è l’Arca della Civiltà che ancora oggi attraversa una tempesta di barbarie. In riflesso di ciò, Francofonia è un contenitore di senso, generatore di significati, opera imprescindibile sul ruolo salvifico dell’Arte, film da rivedere obbligatoriamente, da cui poter attingere senza ripensamenti.
Stefano